Esposizione sul Salmo 143 di Sant’Agostino

Dillo con tutto il cuore, dillo con fiducia illimitata, dillo senza titubazioni: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo
Sant’Agostino

Benedetto il Signore mio Dio, che addestra le mie mani alla battaglia, le mie dita alla guerra. È la nostra voce, se siamo del corpo di Cristo. Benediciamo il Signore nostro Dio che addestra le nostre mani per la battaglia, le nostre dita per la guerra.

Andremmo facilmente per le lunghe se ci mettessimo ad elencare le varie specie di battaglie e guerre. È più facile farne l’esperienza che non la descrizione. Una guerra è ricordata dall’Apostolo: Non dovete combattere contro la carne e il sangue, cioè non contro uomini visibili dai quali, a vostro avviso, subite molestie. Non è contro costoro che dovete combattere, ma contro i principi e le potestà e i reggitori del mondo. E perché non intendessi per ” mondo ” il cielo e la terra, spiega le sue parole dicendo: Di queste tenebre. Intendi cioè non di quel mondo che fu creato ad opera di Lui – infatti sta scritto: E il mondo fu fatto per opera di lui -, ma di quel mondo che non lo ha conosciuto.

La lotta interiore.

Questa è una battaglia; un’altra è quella che ciascuno ha da sostenere con se stesso. Di questo tipo di guerra si leggeva or ora nella lettera dell’Apostolo: La carne ha brame contrarie a quelle dello spirito e lo spirito brame contrarie a quelle della carne, per cui non fate le cose che vorreste. Anche questa è una guerra grave e, per essere interiore, è più molesta. In questa guerra, chi è vincitore sconfigge con ciò stesso i nemici invisibili. Difatti il diavolo e i suoi angeli non tentano se non approfittando del dominio che su te esercita ciò che è carnale; e noi come facciamo a vincere dei nemici che sono visibili solo in quanto interiormente avvertiamo in noi dei moti carnali? È con questi [nemici] che lottiamo; son loro [i nemici] che battiamo. L’avarizia ci domina facendo leva sull’attaccamento al denaro. A quest’avarizia che in te fa da padrona il diavolo dall’esterno propone un guadagno fraudolento. È cosa ordinaria, del resto, che grossi guadagni non si realizzano se non frodando. Ecco dunque [il diavolo] dal di fuori venire a te e far delle proposte alla tua avarizia: avarizia che tu nel tuo interno non hai vinta né domata né assoggettata a te. A te, che sei come un combattente a lui assoldato, il demonio, organizzatore di gare perverse, propone la truffa e il guadagno, l’opera e il premio. Fa’ così e prenditi [tutto]! Se al contrario tu sei padrone della tua avidità di possesso, se questa non la fa da padrona nel tuo cuore, la avverti e la superi. È vero infatti che non ti è dato scorgere né il diavolo né le sue insidie, ma se sarai padrone della tua avarizia, subito avverti che dietro c’è l’altro a proporti e l’azione [cattiva] e il premio. Cosa ti propone il diavolo? La frode e il guadagno. Cosa ti propone Cristo? L’onestà e la corona. ” Fa’ [questo e questo] e prenditi [il compenso] “, ti dicono tutt’e due. Se tu sei, nel tuo intimo, un buon combattente, se non sei uno che è stato vinto dall’avarizia ma ha vinto l’avarizia, dai retta all’uno e sconfiggi l’altro. Sapendoli ben distinguere, dici: Da questa parte vedo l’azione [che ho da compiere] e la sua ricompensa; dall’altra vedo (come dire?) l’esca e l’amo. Non c’è infatti cosa che tu dica dentro te stesso che sfugga alla tua responsabilità. Sei un essere diviso contro te stesso, a causa del peccato. Hai in te stesso di che combattere, hai in te il nemico da debellare. Ma hai anche chi invocare, hai chi ti aiuterà nel combattimento, e ti coronerà dopo la vittoria. È colui che, quando non esistevi, ti ha chiamato all’esistenza.

Chiedi: Come vincerò? Eccotelo. L’Apostolo ti presenta una battaglia difficilissima, mostrandoti anche quanto sia faticoso o addirittura impossibile (se non comprendo male) riuscirne vincitori. Dice: La carne ha brame contrarie a quelle dello spirito e lo spirito brame contrarie a quelle della carne, per cui non fate quel che vorreste. Come mi comandi di vincere se lui può affermare: Voi non fate quel che vorreste? Mi chiedi come? Ricordati della grazia contenuta nel vaso pastorale, riponi la pietra scelta nel letto del fiume nel recipiente del latte. Sì! questo ti dico io, anzi te lo dice la stessa verità. È verissimo che tu non fai quel che vorresti per la lotta che la tua carne muove contro il tuo spirito. Se in tale battaglia presumessi di te, ti si dovrebbe avvisare, affinché non vadano in fumo le parole che hai ascoltate: Esultate in Dio nostro aiuto. Difatti, se tu da solo fossi in grado di adempiere tutta [la legge], non avresti bisogno del soccorritore, come viceversa, se tu con la tua volontà non prestassi alcun contributo, chi ti dà la riuscita non dovrebbe chiamarsi soccorritore, in quanto soccorritore è colui che aiuta chi già fa qualcosa. Osserva ancora le parole: La carne ha brame contrarie a quelle dello spirito e lo spirito brame contrarie a quelle della carne, sicché voi non fate quel che vorreste. Dopo averti costretto a guardarti in faccia, facendoti toccare con mano come da solo tu fallisci [la riuscita], immediatamente ti invia al soccorritore.

Tuo soccorritore, tuo sostegno, tua speranza è colui che addestra le tue mani alla guerra, le tue dita alla battaglia. Dice: Sono manifeste le opere della carne, e queste sono le fornicazioni, le impurità, l’idolatria, la lussuria, la magia, le contese, le inimicizie, le ubriachezze, le gozzoviglie e cose simili, riguardo alle quali vi predico, come già vi ho predetto che chi compie di tali cose non possederà il regno di Dio. Non coloro che lottano contro tali tendenze, quindi, ma coloro che ne eseguono le opere. Un conto è infatti lottare, un altro conto è vincere e un altro conto ancora è trovarsi in pace e nella quiete. Statemi attenti mentre vi illustrerò la cosa con qualche esempio. Ti si fa balenare l’idea d’un guadagno e quest’idea ti piace. Include la frode, è vero, ma il guadagno è veramente notevole. Nonostante l’attrattiva, tu non consenti. Osserva che battaglia: continuano le suggestioni, le pressioni e tu ti soffermi a deliberare. Ovviamente chi lotta è sempre in pericolo. Abbiamo visto la lotta, vediamo il resto. Uno s’è messo sotto i piedi la giustizia, pur di commettere la frode: è stato vinto. Un altro ha calpestato il guadagno per mantenersi fedele alla giustizia: è stato vincitore. Tre casi: io mi rattristo per colui che è stato vinto, temo per chi è ancora nella lotta, mi rallegro col vincitore. Consideriamo poi un istante questo vincitore. Forse che ha ottenuto su di sé un successo così assoluto che il denaro non lo lusinghi affatto o non susciti in lui alcun’attrattiva? Sarà un’attrattiva facile a superarsi, a disprezzarsi, un moto a cui non si consente, non solo, ma col quale non ci si degna di scendere in combattimento; tuttavia c’è sempre in fondo all’animo un certo qual pizzicorino di piacere. Tale sollecitazione (e, con essa, il nemico) non muove guerra né regna, tuttavia c’è e rimane nella carne mortale un qualcosa che [nell’eternità] non ci sarà più. Allora non ci sarà cosa alcuna che muova guerra o faccia solletico: tutto si acquieterà in [perfetta] pace.

Sei dunque in guerra; e siccome finché dura la guerra sei in pericolo, trovandoti appunto nel pericolo e nel cimento, di’ quanto segue: Mia misericordia. Non sarò vinto.

 Ecco il nemico ordire calunnie da obiettarci nel giudizio, ma non può ordirne di false perché il giudice non è tale da accettarle. Se la nostra causa si svolgesse di fronte a un giudice uomo, il nemico potrebbe ingannarlo con menzogne e rovesciare su di noi le sue false accuse. Siccome però la nostra causa si svolge dinanzi a un giudice infallibile, il nemico fa di tutto per allettarci a commettere il peccato, in modo d’avere qualche colpa reale da presentare contro di noi. Se quindi la nostra fragilità qualche volta cede di fronte ai suoi artifizi, passiamo subito alla confessione, che è un atto di umiltà, ed esercitiamoci nelle opere della misericordia e della pietà.

Ogni colpa viene cancellata se con cuore sincero e piena fiducia diciamo a colui che ci vede: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo. Dillo con tutto il cuore, dillo con fiducia illimitata, dillo senza titubazioni: Rimetti a noi come anche noi rimettiamo. 

In conclusione, la vittoria sul nostro nemico è frutto delle opere di misericordia, che noi mai potremmo compiere se non avessimo in noi la carità. Quanto poi alla carità, noi non l’avremmo se non ci fosse stata donata ad opera dello Spirito Santo. È quindi lo Spirito colui che addestra le nostre mani alla battaglia, le nostre dita alla guerra; e pertanto è a lui che diciamo: Mia misericordia. Anche perché è da lui che riceviamo la facoltà di essere misericordiosi.

Sant’Agostino – Dall’esposizione sul Salmo 143, 5-6

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