
LABORATORIO MUSICALE – 3-5 GENNAIO 2023
Perché un laboratorio musicale per cercare la pace, in un monastero agostiniano?
Una delle espressioni più intense di pace e di pacificazione che viviamo nelle relazioni fraterne nel monastero è proprio la musica: scoprire la propria voce, imparare a cantare in coro senza sovrastarsi, scoprire il valore dell’altra accanto a me e il suo timbro vocale, più o meno intonato, più o meno educato. La musica come strada per divenire monos, come direbbe Agostino, cioè uno – una sola voce- tra le molte che siamo in comunità.
Da questa dimensione essenziale della vita monastica e comunitaria è nata la proposta di questi giorni, resa ancor più vera dall’appello che la storia del nostro tempo ci rivolge.
Cosa c’entra la pace con la musica, se c’entra? Come la musica può contribuire ad una cultura di pace?
Sembrano domande retoriche in un panorama in cui a suonare la melodia principale della storia sono rumori di guerra, urla, pianti. O il silenzio – di chi resta senza parole o di chi dice sempre le stesse parole – ingabbiato nel pensiero indifferente per cui “la storia si ripete e si consuma sempre uguale a se stessa”.
Grazie ai maestri Fabiana Ciampi e Daniele Venturi, amici carissimi e musicisti sopraffini, è stato possibile percorrere tali domande entrando nella complessità e nello spessore spirituale ed umano della relazione tra musica e pace.
Con Daniele Venturi

Daniele Venturi ci ha accompagnato nello sconosciuto mondo dell’armonia, facendoci sperimentare la fatica e la difficoltà che si vive quando si incontra qualcuno – e qualcosa- di sconosciuto e di non immediata comprensione. Ci ha raccontato come il mondo dell’armonia sia legato indissolubilmente a quello della disarmonia: mondi in cui i suoni sono definiti uno in relazione all’altro, cioè consonanti o dissonanti in base al rapporto che instaurano con gli altri suoni; mondi in cui i suoni si incontrano e si scontrano, per educarsi a convivere e a suonare insieme.
Dalla teoria alla pratica: l’esperienza del canto corale guidata dal maestro ha messo insieme persone che non solo non avevano mai cantato insieme, ma che non avevano mai cantato “ad alta voce” nemmeno da sole. Il canto corale è stato lo spazio di messa in gioco in cui la musica si è legata alla pace: le voci si sono sottoposte al suo lavoro di educazione, di dialogo e trasformazione, superando la vergogna e l’imbarazzo, ritrovandosi a gioire di ogni armonia costruita passo dopo passo.
Con Fabiana Ciampi

Fabiana Ciampi ci ha mostrato che la musica scrive la sua storia non al di là della storia concreta del mondo, ma proprio nel mistero profondo delle sue trame. Nel corso dei secoli musicisti e compositori hanno significato e “inventato” nuovi generi musicali, sia in relazione alla guerra (battaglia, fanfara, caccia…); sia in relazione alla pace (serenate, madrigali amorosi, ninne nanne, pastorali…).
Un esempio
Janequin fu compositore e presbitero francese del Rinascimento (XVI sec) che ebbe larghissima fama e diffusione in tutta Europa.
Nel caso specifico de La bataille de Marignan egli seppe introdurre in un genere vocale temi di fanfara (che sono invece squisitamente strumentali) e ricche onomatopee a imitazione di grida di dolore o incitazione; il tutto viene vivificato da una ricchezza ritmica considerevole, che diventa uno strumento espressivo di grande effetto, soprattutto quando viene utilizzato per enfatizzare l’uso di una parola o un di concetto.
La teoria degli affetti
Guerra e pace: dimensioni storiche che affondano le loro radici nel mondo dei sentimenti che abita il cuore dell’umanità.
È ciò che intuisce la “teoria degli affetti” (Affektenlehre), studiando e approfondendo il legame esistente non solo tra parola (canto) e musica, ma tra musica (suoni), sentimenti ed effetti che essa produce sull’animo umano.
Tale teoria, già presente tra gli antichi greci, consapevoli della capacità emozionale dell’arte dei suoni, viene ripresa dal pensiero musicale rinascimentale: i suoni, organizzati in certi intervalli (forme retoriche), individuano ed esprimono sentimenti (affetti) precisi, suscitandoli ed evocandoli nell’uditorio.
Un esempio
Frescobaldi è considerato uno dei più importanti compositori per tastiera del primo Barocco (XVI-XVII sec). Lui ha introdotto gli affetti nella musica strumentale che compone per organo e clavicembalo. Egli suona con affetti cantabili, vale a dire suscitando negli ascoltatori, mediante la musica puramente strumentale, delle emozioni (gli affetti, appunto) di solito suscitati nel canto.
Il brano di Frescobaldi “Toccata per l’elevazione” della Messa della Madonna vuole esprimere, attraverso figure retoriche musicali precise, i “duri patimenti di Cristo”, il dolore e l’angoscia del soffrire che Cristo ha patito, evocandolo dunque sensibilmente nel momento della celebrazione della messa.
Si potrebbe dire che guerra e pace nascono nel nostro orecchio.
Esso spontaneamente applica la tolleranza e il compromesso per aggiustare i suoni, per imparare ad ascoltare. Un “orecchio ferito” può perdere tale capacità e irrigidirsi nell’ascolto.
Suoni di condivisione
La voce dei partecipanti

In che modo è stata
un’esperienza di PACE?
“È stata un’esperienza di pace perché dopo essersi affacciati nel mistero delle leggi dell’armonia, nell’evoluzione della musica attraverso le eccezioni, l’audacia dei cambiamenti e anche le tensioni, tra tradizione e modernità… e infine aver fatto esperienza diretta come una voce, povera e traballante, unita ad altre voci, acquista forza e arriva a costituire un corpo. In questo percorso, attraverso le principali esperienze umane, la paura, lo spaesamento, la fatica, la lotta, e la condivisione, l’umiltà, la condivisione, la tensione verso l’alto… se ne esce tonificati, ravvivati nello spirito, e pieni di speranza nella possibilità di camminare insieme. ”
Chiara B.
“La musica è una metafora della vita, un tendere verso qualcosa di bello, quindi una ricerca: un provare e un ripetere. Un allenarsi. Ognuno con la sua unicità, con i suoi talenti e con i non-talenti, in cui ciascuno sostiene e completa l’altro. Nel canto a più voci si sperimenta che chi è più avanti prende per mano chi manca ed è più indietro, per cercare un equilibrio verso un’armonia. Verso una giustizia, in cui si dà a ciascuno ciò di cui ha bisogno. Pace è allora un cammino insieme: senza perdere se stessi, ma valorizzandosi insieme uno con l’altro. La pace non si fa da soli, ma insieme, per la mia e altrui felicità. Così come non si canta da soli.”
Chiara C.
“Cosa abbiamo fatto per la pace in questi giorni? Attraversare la tensione che si crea tra la voce singola e il coro: farmi voce nel canto, insieme al coro. L’esperienza del coro è un cammino: non siamo coro. Lo penso come un cammino di pace per noi, e nel mondo. Servono tanti elementi per fare un coro. In questi giorni ho intuito che questo cammino forse è possibile. Il coro dà lo spazio a tutti per camminare, perché ciascuno trovi la propria voce senza tirarsi indietro, dando fiducia anche a ciò che è faticoso. ”
Giulia
“In questi giorni abbiamo vissuto un’ esperienza di bellezza. Solo se conosci la bellezza, puoi riconoscere e dare nome anche alla violenza e alla bruttura.”
Simona
“Sentirmi riconosciuta personalmente, nella mia voce e quindi nella mia identità, mi ha fatto sentire integrata nella collettività. Questa è stata un’esperienza di pace: intuire che la collettività è fatta dal riconoscimento di tutti i singoli. ”
Stefania
“La pace per me è invertire il potere. In questi giorni ho assistito a questa inversione: fabiana e Daniele, che hanno il potere della conoscenza e della competenza, l’hanno lasciato, per donare ad altri i poteri.”
Francesca
“In questi giorni i confini e le pareti si sono allargate. O meglio: la musica attraversa le pareti. Non è questa la risurrezione? Gesù entra – risorto – a porte chiuse. Voler abbattere i muri e le pareti ci mette comunque in una posizione violenta. Con la musica, abbiamo attraversato le pareti.”
Claudia
“La musica è un linguaggio che attraversa le storie, i ricordi, le vite di tutti, anche di chi dice di non aver mai fatto musica. La musica evoca emozioni, ma anche attiva: attiva pensieri, voglia di fare, di cambiare… E un po’ come nella vita: puoi essere uno spettatore della vita, e goderne, però se ti lasci coinvolgere quello che poi succede è sorprendente, è molto di più.”
Elena
“Cantare riconnette con la propria anima. Questo dà pace. La musica ci riconnette con noi stessi e con il mondo esterno, facendoci attraversare anche i nostri limiti e le nostre fragilità, rendendoci forti. Con l’aiuto di maestri ci siamo spogliati delle nostre paure insieme.”
Aurora
“La pace è un allenamento. Non è qualcosa che cade giù dall’alto. Come tutte le cose che ci circondano: l’amore, l’amicizia… tutto deve essere allenato.”
Patrizia
“Durante il canto ho sperimentato che stando più vicini, ci si aiuta meglio. E a volte serve stare “ancora più vicini”, per avvicinarsi all’altro e conoscerlo, abbattendo muri.”
Silvia
“La musica ha il potere di sanare, curare, raggiungere il passato e rimetterlo in movimento. Ho scoperto la mia voce, che devo conoscere e con cui devo convivere. Non è come me la immaginavo… Esperienza di pace è lo stare insieme, perché stare insieme è un allenamento.”
Alessia
Monache Agostiniane
di Pennabilli
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