Dal Discorso 357 di Sant’Agostino
Buono, cattivo, volente, nolente, sempre mio fratello sei

È il momento questo di esortarvi ad amare la pace con tutte le forze di cui il Signore vi fa dono, e a pregare il Signore per la pace. La pace sia la nostra diletta, la nostra amica. Vi sia con essa indissolubile amicizia. Sia il suo abbraccio pieno di dolcezza.
Non è difficile possedere la pace. È, al limite, più difficile lodarla. Se la vogliamo lodare, abbiamo bisogno di avere capacità che forse ci mancano; andiamo in cerca delle idee giuste, soppesiamo le frasi. Se invece la vogliamo avere, essa è lì, a nostra portata di mano e possiamo possederla senza alcuna fatica.
Quelli che amano la pace vanno lodati. Quelli che la odiano non vanno provocati col rimprovero: è meglio cominciare a calmarli con l’insegnamento e con la strategia del silenzio. Chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace. Facciamo un esempio: tu che ami questa luce visibile non ti adiri con i ciechi ma li compiangi. Ti rendi conto di quale bene tu godi, di quale bene essi sono privi e ti appaiono degni di pietà. Davvero non li condanneresti, anzi, se ne avessi la possibilità, che so io, una capacità medica, o anche un farmaco utile, ti affretteresti a far qualcosa per risanarli.
Così, se ami la pace, chiunque tu sia, abbi compassione di chi non ama quello che tu ami, di chi non possiede quello che possiedi tu. Facciamo in modo di aiutare con ogni mezzo i malati d’occhi, con ogni sforzo, con ogni tentativo: anche loro malgrado, anche se resistono alla cura, e saranno felici quando avranno riacquistato la vista! Supponi che il malato si irriti con te. Non stancarti di aiutarlo standogli vicino.
Se ami, tieni, possiedi la pace, puoi invitarne quanti vuoi alla partecipazione di questo possesso. Anzi, i suoi confini si allargano quanto più cresce il numero di coloro che la posseggono. Una casa terrena non contiene più di un certo numero di abitanti. In quanto alla pace essa cresce in proporzione del numero di chi ne usufruisce.
Che cosa buona è amare! Amare è già possedere. E chi non vorrebbe veder crescere ciò che ama? Se vuoi con te pochi partecipi della pace, avrai una pace ben limitata. Allora, che prezzo avrà quel bene che potrai possedere appena lo amerai? L’acquisto del nostro tesoro non richiede prezzo. Non devi andare in cerca di un protettore per conseguirlo. Eccolo lì dove tu sei: basta che ami la pace, ed essa istantaneamente è con te.
La pace è un bene del cuore e si comunica agli amici, ma non come il pane. Se vuoi distribuire il pane, quanto più numerosi sono quelli per cui lo spezzi, tanto meno te ne resta da dare. La pace invece è simile al pane del miracolo che cresceva nelle mani dei discepoli mentre lo spezzavano e lo distribuivano.
E intanto abbiate la pace tra voi, fratelli. Se volete attirare gli altri alla pace, abbiatela voi per primi; siate voi anzitutto saldi nella pace. Per infiammarne gli altri dovete averne voi, all’interno, il lume acceso. E tu, amico della pace, rifletti, e gusta per primo l’incanto della tua diletta. Ardi d’amore tu, così sarai in grado di attirare un altro allo stesso amore, in modo che egli veda ciò che tu vedi, ami ciò che tu ami, possegga ciò che tu possiedi.
È come se ti parlasse la pace, la tua diletta, e ti dicesse: Amami e mi avrai sempre. Attira qui ad amarmi tutti quelli che puoi: per un amore casto, integro e permanente; attira tutti quelli che puoi. Essi mi troveranno, mi possederanno, troveranno in me la loro gioia. Come non si altera la luce per quanti siano quelli che ne godono, così, anche se sono numerosi quelli che mi amano, non mi alterano. Quelli che non vogliono venire è perché non hanno occhi per vedere. Non vogliono venire perché il fulgore della pace abbaglia l’occhio malato della discordia.
Bisogna dunque procedere, nella cura, con precauzione, con delicatezza. Nessuno attacchi briga con loro. Nessuno voglia con la polemica difendere neanche la sua stessa fede. Dalla disputa può scattare una scintilla di lite ed ecco data l’occasione a chi la cerca. Insomma, se anche devi sentire un’ingiuria, tollera, sopporta, passa oltre. Ricordati che sei in funzione di medico.
Sei amico della pace? Allora sta’ interiormente tranquillo con la tua amata. “Così – dirai – non c’è da far nulla? “. Certo che hai qualcosa da fare: elimina i litigi. Volgiti alla preghiera. Non respingere dunque l’ingiuria con l’ingiuria ma prega per chi la fa. Vorresti ribattere, parlare a lui, contro di lui. Invece parla a Dio di lui. Vedi che non è esattamente il silenzio che t’impongo. Si tratta di scegliere un interlocutore diverso; quello al quale tu puoi parlare tacendo: a labbra chiuse ma col grido nel cuore. Dove il tuo avversario non ti vede, lì sarai efficace per lui.
A chi non ama la pace e vuol litigare rispondi così con tutta pace: “Di’ quello che vuoi, odia quanto vuoi, detesta quanto ti piace, sempre mio fratello sei. Perché ti adoperi per non essere mio fratello? Buono, cattivo, volente, nolente, sempre mio fratello sei “.